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L`insegna, una pubblicità soggetta ad imposta comunale
Che occorra un’insegna per richiamare l’attenzione della clientela sul “dove” siamo è cosa certa. Meno certe (per i pizzaioli) sono le procedure per l’esposizione: come in tutte le cose ci sono leggi ben precise da seguire.
Veniamo alla definizione di insegna prevista dall`articolo 2-bis della legge 24 aprile 2002, n. 75 “la scritta in caratteri alfanumerici completata eventualmente da simboli o da marchi, realizzata e supportata con materiali di qualsiasi natura installata nella sede dell`attività a cui si riferisce o nelle pertinenze accessorie alla stessa”. Le insegne di esercizio, quindi dovranno essere sempre installate in corrispondenza della sede dell`attività o nelle pertinenze accessorie della stessa, mai in luoghi distanti dalla sede dell`esercizio. Esistono anche forme particolari di insegne, ovvero quelle temporanee, che solitamente i comuni autorizzano in attesa dell`esito della richiesta delle insegne definitive. Le insegne temporanee devono essere diverse nella forma dal progetto presentato per le insegne definitive. In alcuni casi è possibile avere l’autorizzazione di una insegna temporanea anche se non s’è ancora presentata la richiesta di quella definitiva: la durata massima complessiva di tale autorizzazione è di novanta giorni, prorogabili per altri 90 giorni solo nel caso in cui il Comune non abbia ancora rilasciato l’ok per l’insegna definitiva.
L’insegna è per un pubblico esercizio una forma di pubblicità e come tale è soggetta ad un’imposta.
Tale imposta comunale sulla pubblicità viene annullata
Qualora la superficie occupata dall’insegna sia inferiore a 5 metri quadrati. Parliamo dunque di superficie e metratura, ma definire precisamente la superficie dell’insegna, sulla quale è calcolata la tassa diventa meno intuitivo in caso di insegne polimorfe e dalle figure irregolari. Dunque, come si calcola la metratura di un’insegna tassabile? La si calcola considerando la figura piana geometrica che circoscrive
l`intera insegna, comprensiva di spazi vuoti fra un lettera e l’altra, fra una frase e un marchio, comprensiva delle cornici ( a meno che queste siano solo da supporto).
Se l’insegna è per esempio di 7,50 metri quadrati il calcolo arrotonderà per eccesso a 8 metri quadrati.
Ci sono anche maggiorazioni in casi particolari le insegne luminose.
Se poi presso un bar è esposto un cassonetto luminoso con il marchio di una marca (esempio caffè o birra) l’esercente deve pagare l’imposta e se non la paga lui è chiamato a pagare il produttore della bevanda. (spesso comunque il produttore paga spontaneamente al posto dell’esercente perché quel marchio pubblicizza il proprio prodotto).
Per la precisione sono soggetti a tassazione i mezzi pubblicitari che contengono solo e solamente simboli e marchi dei prodotti venduti e se il marchio è in aggiunta all`insegna del locale; è esente dal tributo l`insegna recante marchi di prodotto qualora sia l`unica dell`esercizio.
Queste le regole generali: c’è da specificare che le ordinanze comunali possono mettere dei limiti e delle restrizioni in base ad esempio alla zona in cui è ubicato il locale e perciò la sua insegna, se ad esempio è in un centro storico di rilevanza artistica.
Foto | Flickr
21/03/2011
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